articolo suggerito da Emanuele - M5S MESTRINO
La barzelletta del secolo La certezza di Saccomanni: "La crisi economica globale è finita"
mentre ci buttano fuori dal g8.
mentre ci buttano fuori dal g8.
La realtà di noi comuni mortali dice ben altro
Ecco che l'edizione
tedesca del Wall Street Journal intervista Amussnen, che incidentalmente fa il
direttore della Bce (Draghi è il presidente), che afferma che "l'Italia è
troppo grande per essere salvata dall'esterno". La dimensione della crisi
italiana è di nuovo tornata a due anni fa, con il rischio crack del paese. E l'"Europa" non ha alcuna intenzione di
iniettare risorse nel nostro sistema. Nemmeno alla greca cioè in una gigantesca
partita di giro che ha disintegrato il paese ellenico. tratto dall'articolo
Speriamo sia la volta buona che la gente cominci a
diffidare seriamente degli usurai
Banche italiane tremano, lo spettro del
fallimento
Naturalmente se ritenete che le banche abbiano scippato la sovranità monetaria degli Stati (non a caso Jp Morgan ha dichiarato che le Costituzioni che indicano il popolo come sovrano sono considerate un ostacolo da abbattere per favorire "l'integrazione" siete degli "spietati dittatori" come Orban. Dovrebbe proprio far riflettere che un sommo padrino delle banche, tal Mario Draghi abbia invocato una crociata contro il premier ungherese. Ma non dubitiamo che egli sia interessato solo al "bene" del popolo magiaro, affinché si "integri" meglio come quello greco.
Naturalmente se ritenete che le banche abbiano scippato la sovranità monetaria degli Stati (non a caso Jp Morgan ha dichiarato che le Costituzioni che indicano il popolo come sovrano sono considerate un ostacolo da abbattere per favorire "l'integrazione" siete degli "spietati dittatori" come Orban. Dovrebbe proprio far riflettere che un sommo padrino delle banche, tal Mario Draghi abbia invocato una crociata contro il premier ungherese. Ma non dubitiamo che egli sia interessato solo al "bene" del popolo magiaro, affinché si "integri" meglio come quello greco.
Cosa Ha Detto Draghi? Che Dobbiamo Salvare
le Banche Con Soldi Pubblici (Dunque ce ne Sono Molte da Salvare)
LEHMAN BROTHERS, GOLDMAN SACHS, JP MORGAN: BANCHE CHE HANNO FRODATO ALL'ITALIA 4,4 MILIARDI DI EURO
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Benessere sostenibile, togliendo la moneta ai banchieri
Scritto
il 28/10/13
Banchieri
padroni e governi-fantoccio: così, riassume Marco Della Luna, può finire in ginocchio persino il governo Usa,
travolgendo il mondo intero nel suo volontario default. Tutto questo, mentre
l’Italia affonda nella recessione e nella disoccupazione per mancanza di
investimenti. Siamo soffocati dalle tasse, dal crollo della domanda e dai tagli
del welfare. Ridurre il debito pubblico? Operazione velleitaria, che si scontra
col calo costante di Pil e produttività. Intendiamoci: «Il debito pubblico di
quasi tutti i grandi paesi è praticamente inestinguibile in quanto al capitale,
e sempre meno sostenibile in quanto agli interessi».
La Banca dei Regolamenti Internazionali lancia
l’allarme sull’indebitamento mondiale e la bolla speculativa, che hanno
prodotto condizioni ancora più esplosive di quelle del 2008.E i “quantitative easing”
della Fed, della Bce e di altre banche centrali si sono tradotti in prestiti a
basso interesse, che le banche reinvestono nella speculazione e non
nell’economia reale. La bolla finanziaria è tale da provocare il
global meltdown: titoli pubblici svalutati nei portafogli delle banche su scala
mondiale, e istituti di credito senza più soldi.Tutti questi fattori, spiega
Della Luna nel suo blog, sono dovuti alla scarsità di denaro: il governo Usa
non ha i soldi per pagare le spese della pubblica amministrazione, l’Italia non
ha il denaro né per gli investimenti, né per ridurre il cuneo fiscale e
pressione tributaria. Inoltre, nessuno Stato ha i soldi per ridurre lo stock di
debito pubblico e le banche non hanno denaro da prestare all’economia reale a
tassi ragionevoli. «Riflettiamo: se lo Stato avesse i soldi per investimenti,
riduzione di tasse e tributi, sostegno alle imprese, rimborso del proprio
debito, allora le cose cambierebbero radicalmente: abbatteremo impoverimento,
disoccupazione, sfiducia, sofferenza, insicurezza. Il default sarebbe
scongiurato per sempre». Ma allora che cosa
impedisce allo Stato di dotarsi del denaro necessario? In teoria, nulla: se
fosse libero e sovrano, lo Stato potrebbe emettere moneta a costo zero. E se il
denaro produce economia, non c’è neppure rischio di inflazione. Allora dove sta
il problema? Nel monopolio improprio che grava sulla creazione monetaria, che
«non è concessa agli Stati, ma è appannaggio, diritto esclusivo, del sistema
bancario».
Finita la sovranità monetaria democratica, sono
quasi ovunque le banche a gestire il denaro fin dalla sua emissione, perché
ormai «vige il principio dell’autonomia del sistema bancario dalla politica».
Giustificazione: per compiacere gli elettori, attingendo moneta sovrana i politici
potrebbero eccedere irresponsabilmente nella spesa pubblica, scatenando
l’inflazione. Al contrario, i “virtuosi” banchieri devoti solo al mercato,
«emetterebbero la giusta quantità di moneta, al giusto tasso di interesse,
prestandolo ai soggetti meritevoli e più produttivi», migliorando il sistema.
La realtà ovviamente è ben altra: in alcuni periodi, i banchieri «concedono
prestiti a tutti e a bassi tassi, facendo crescere l’economia reale e quella
speculativa», poi tirano i cordoni alzando i tassi e i requisiti di credito, e
comprimendo i volumi: «Così creano fame di denaro e svalutazione degli
asset», rastrellando sottocosto «il frutto del lavoro e del risparmio
dell’economia produttiva». Stesso trattamento verso gli Stati: «Li indebitano
analogamente, per poi mandarli in crisi finanziaria ed esigere», come
contropartita per evitare il default, «ulteriori cessioni di sovranità e
ulteriore indebitamento per colmare i loro buchi e rifinanziare le loro bolle
speculative, sotto il ricatto non solo del default pubblico ma di un collasso
finanziario generale».I grandi banchieri, continua Della Luna, impongono
inoltre agli Stati «l’abolizione di ogni restrizione legale alla loro facoltà
di giocare d’azzardo coi soldi dei risparmiatori», salvo poi farsi rifinanziare
proprio dallo Stato, con denaro che non finisce all’economia reale ma, ancora
una volta, al circuito speculativo. I
politici? Complici, da Obama in giù: hanno rifinanziato le banche senza neppure
pretendere che il credito commerciale, al servizio delle aziende e dei
risparmiatori, venisse separato dalle banche d’azzardo. «Così, le
banche centrali – da finanziatrici degli Stati e garanti della loro solvibilità
– sono divenute compratrici in proprio, o finanziatrici di banche commerciali
compratrici di titoli di debiti pubblici in difficoltà, quindi ad alto
rendimento». Evidente: i debiti dei paesi in
difficoltà, a rischio default, pagano interessi così elevati «proprio perché le
banche centrali non svolgono più la loro naturale funzione di tutela degli interessi
pubblici», ma si comportano come banche private, «a scopo di
profitto».
Senza contare che le bolle speculative – profitti facili e rapidi, nonché a
rischio – distolgono liquidità dagli investimenti produttivi: sicché crolla
l’industria, quindi il lavoro, e si va verso la catastrofe. Il sistema monetario odierno, conclude Della Luna, è
perfetto solo per gli interessi dei monopolisti della moneta e del credito, che
infatti lo dominano. E’ un sistema marcio, coperto da giustificazioni «false» e
dalla «malafede» che accomuna «governi, capi di Stato, organi e autorità
internazionali e sovranazionali, nonché il mainstream accademico», cioè tutti i
soggetti che, a parole, «si propongono di risolvere la crisi e risanare
l’economia». Coltivare il grande imbroglio sulla moneta – non più
pubblica, ma divenuta strumento di «sfruttamento e dominazione» – ha portato il
mondo «sull’orlo di una catastrofe tanto grande, che potrebbe non essere più
governabile nemmeno dai detentori del monopolio monetario-bancario», mandando
in pezzi il loro stesso gioco.Se il mondo vuole salvarsi, insiste Della Luna,
riguardo al denaro deve riscrivere le regole partendo da zero. «In un utopico
sistema monetario e creditizio efficiente e razionale rispetto agli interessi
della popolazione generale, la moneta è emessa direttamente dallo Stato senza
indebitarsi, esattamente come fa già ora col conio metallico; poiché la
creazione-emissione di moneta non aurea e non convertibile non comporta un
costo, non può comportare indebitamento, né contabilizzazione di debiti a
carico dello Stato che la emette». L’emissione sovrana sarebbe quindi vincolata
al pagamento graduale del debito capitale pregresso e ad investimenti
produttivi e infrastrutturali, che però devono essere effettivamente utili. La
libera emissione di denaro non deve venir usata per pagare spesa corrente
improduttiva, né investimenti speculativi, evitando di “gonfiare”
finanziariamente l’economia reale. Così, si farebbero razionalmente i conti
«con i limiti posti allo sviluppo dai limiti delle risorse planetarie», usando
la tecnologia per ridurre il peso dei limiti e creare nuovo benessere
sostenibile, cioè compatibile col sistema-Terra.
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