PUBBLICHIAMO UN ARTICOLO DI
FEDERICO DEL CORTIVO
Federico Dal Cortivo per
Europeanphoneix ha intervistato Marco Della Luna, autore del libro “Traditori
al governo? Artefici, complici e strategie della nostra rovina”.
L’Italia è oramai da anni sotto attacco, non militare, non c’è ne bisogno
essendo la penisola dalla fine della Seconda Guerra Mondiale occupata
militarmente dagli Stati Uniti, ma economicamente.
Gli obiettivi fin troppo chiari, distruggere completamente il sistema Italia
che era fatto anche d’imprese anche a partecipazione statale, lo Stato sociale,
le regole del mondo del lavoro, la previdenza pubblica e la sanità, la scuola e
l’università dello Stato e infine mettere le mani sul nostro patrimonio
economico, colonizzando definitivamente la penisola.
D: Avv. Della Luna lei ha recentemente pubblicato un
saggio da titolo eloquente, “Traditori al governo?”, nel quale analizza in modo
esauriente le dinamiche e i personaggi che hanno portato la nostra nazione al
punto in cui si trova oggi dopo l’ultimo governo tecnico di Mario Monti. Quali
sono stati a suo avviso i passaggi fondamentali che ci hanno portato alla
situazione attuale di grave crisi economica?
R: Le principali tappe della rovina voluta, e
finalizzata a dissolvere il tessuto produttivo del paese, desertificandolo
industrialmente e assoggettandolo alla gestione via centrali bancarie fuori dai
suoi confini, onde farne territorio di conquista per capitali stranieri, sono i
seguenti:
✓ la
progressiva e totale privatizzazione-divorzio dal Ministero del Tesoro della
proprietà e della gestione della Banca d’Italia, con l’affidamento ai mercati
speculativi del nostro debito pubblico e del finanziamento dello Stato
(operazione avviata con Ciampi e Andreatta negli anni Ottanta);
✓ l’immediato,
conseguente raddoppio del debito pubblico (da 60 a 120% del pil) a causa
della moltiplicazione dei tassi, e la creazione di una ricattabilità politica
strutturale del Paese da parte della finanza privata;
✓ la
svendita agli amici/complici e ai più ricchi e potenti, stranieri e italiani,
delle industrie che facevano capo allo Stato e che erano le più temibili
concorrenti per le grandi industrie straniere;
✓ la
privatizzazione, con modalità molto “riservate”, ma col favore di quasi tutto
l’arco politico, della Banca d’Italia per mezzo della privatizzazione delle
banche di credito pubblico (Banca Commerciale Italiana, Banco di Roma, Banca
Nazionale del Lavoro, Credito Italiano, con le loro quote di proprietà della
Banca d’Italia);
✓ la
riforma Draghi-Prodi che nel 1999 ha autorizzato le banche di credito e risparmio
alle scommesse speculative in derivati usando i soldi dei risparmiatori e alle
cartolarizzazioni di mutui anche fasulli, come i subprime loans americani;
✓ l’apertura
delle frontiere alla concorrenza sleale dei paesi che producono schiavizzando
i lavoratori e bruciando l’ambiente;
✓ l’adesione
a tre successivi sistemi monetari – negli anni Settanta, Ottanta e Novanta –
che impedivano gli aggiustamenti fisiologici dei cambi tra le valute dei paesi
partecipanti – anche l’Euro non è una moneta, ma il cambio fisso tra le
preesistenti monete – con l’effetto di far perdere competitività, industrie e
capitali ai paesi meno competitivi in favore di quelli più competitivi, che
quindi accumulano crediti verso i primi, fino a dominarli e commissariarli.
Da ultimo, le misure fiscali del governo
Monti-Napolitano-ABC, che, tra le altre cose, hanno depresso i
consumi,hanno messo in fuga verso l’estero centinaia di miliardi, svuotando il
paese di liquidità; hanno distrutto il 25% del valore del patrimonio
immobiliare italiano, paralizzato il mercato immobiliare così che imprese e
famiglie non possono più usare gli immobili per ottenere credito, e l’economia
è rimasta senza liquidità, con insolvenze che schizzano al 30% e oltre.
D: Nel suo libro lei parla senza mezzi termini di “
tradimento”, vere quinte colonne che neppure tanto camuffate operano
all’interno dei governi per agevolare l’opera di conquista economica, che si
traduce anche in politica, dell’Italia. Personaggi che devono avere dei
requisiti ben precisi a suo avviso, ce ne può parlare?
R: Ma io nego che siano definibili “traditori”. Sono
piuttosto definibili “nemici”, perché fanno gli interessi stranieri contro
quelli nazionali, in modo scoperto. Definisco traditori, invece, i dirigenti
dell’ex PCI che sono passati al servizio del capitalismo finanziario sregolato
e collaborano con esso alla costruzione di una società e di un nuovo
ordinamento nazionale e mondiale al servizio di esso, tradendo il loro
elettorato. A dirla tutta, però, non ci sono nemici né traditori: l’Italia è un
paese tanto radicalmente mal assortito e tanto irrimediabilmente antropizzato,
che l’unica cosa che razionalmente se ne può fare è ciò che quei signori ne
stanno facendo, lasciando ai giovani, ai ricercatori, agli imprenditori la
possibilità di emigrare verso paesi più funzionanti. Quindi sono assolti, anche
moralmente.
D: Ci dica di Mario Monti e dell’altro Mario, quel
Draghi che regge la BCE, ambedue hanno prestato i loro servizi… alla
stessa banca d’affari, la Goldman Sachs. A quali poteri economici e non
rispondono realmente questi figuri? Per il primo si può ipotizzare oggi
il reato di Alto Tradimento?
R.: Per quali interessi lavorino, è nella loro storia
obiettiva… non è un mistero. Ciò vale anche per Romano Prodi: altra carriera
con Goldman Sachs: quando non era suo advisor, era al governo e la nominava
advisor del governo per le privatizzazioni… pensiamo specialmente a quella
della Banca d’Italia… sono tutte storie di vita e lavoro convergenti… dirlo
ieri poteva suona ardito e fantasioso, dirlo oggi suona per contro ovvio.
Il reato di alto tradimento, previsto dall’art. 77 del
Codice Penale Militare di Pace, presuppone che l’autore del fatto sia un
militare; altra ipotesi di questo reato è quella enunciata dall’art. 90 della
costituzione, in relazione al solo capo dello Stato. Quindi un civile in
generale, e in particolare un premier, può commettere il reato di alto
tradimento solo in concorso o con un militare o col capo dello Stato.
Altrimenti, a un civile diverso dal capo dello Stato
si possono ipotizzare altri reati, di attentato alla Costituzione e
all’indipendenza della Repubblica, commessi con la violenza consistita nel
sottoporre il Paese e il popolo a gravi sofferenze e minacce economiche per
indurlo a modificare il suo ordinamento costituzionale e a cedere la sua
sovranità sancita dall’art. 1 della Costituzione.
D: E veniamo al Presidente Giorgio
Napolitano. Ha favorito la caduta dell’ultimo governo Berlusconi, posto
sotto ricatto dalla famosa lettera della BCE, con la quali si ordinava
all’Italia di prendere tutta una serie di misure antisociali per favorire i
“mercati”. Che ruolo ha avuto e ha tutt’ora colui che fin dai tempi del PCI
aveva ottimi rapporti con gli Stati Uniti e quali sono i suoi legami con i
poteri finanziari e massonici?
R: Dico che non so se e che legami abbia coi poteri
finanziari forti e con le massonerie. E direi così anche se li conoscessi.
Quando si parla di un presidente della Repubblica, bisogna stare attenti. A
meno che si parli da un paese estero, sotto la protezione di un’altra bandiera.
Da dove sono, posso dire che egli si intende di macroeconomia, quindi capiva e
capisce ciò che stava e sta avvenendo, e che effetti hanno certe manovre.
D: Per un attimo un passo indietro, certe cose non
sono solo di oggi come lei ben saprà, come giudica i precedenti governi sia di
centrosinistra sia di centrodestra che nulla hanno fatto per tutelare gli
interessi nazionali negli ultimi decenni? Si potrebbe a suo avviso far
partire la loro chiamiamola “negligenza”, ma meglio starebbe il termine
“tradimento”, di non tutela degli interessi nazionali, da quella famosa
riunione a bordo del panfilo reale Britannia al largo di Civitavecchia nel
giugno 1992?
R: Facendo seguito alla mia prima risposta direi che
la partitocrazia italiana, complessivamente, dalla fine degli anni ’70, lavora
per rendere il Paese territorio di conquista per i capitali stranieri, come ho
già detto. Ciò ha fatto e sta facendo – soprattutto la sinistra – sotto la
copertura di due concetti: riformismo e dell’europeismo.
D: E veniamo alla cura proposta dalle teste d’uovo di
Bruxelles, del FMI e dalla BCE: pareggio di bilancio, privatizzazioni,
tagli alla sanità, alla scuola, alle pensioni, riforma del lavoro ecc. Queste
cose dove sono state messe in pratica non hanno certo portato
prosperità per i popoli, ma bensì solo per i cosiddetti mercati, che non sono
di certo un entità aliena. Ce ne può parlare?
R: La parola “riformismo”, di cui tutti si riempiono
oggi la bocca, ha avuto, dopo la metà degli anni '70, un'inversione di
significato:
Dapprima, dalla seconda rivoluzione industriale, e
anche nella Carta Costituzionale del 1948, e ancora nello Statuto dei
Lavoratori, “riformismo” significava riforma della proprietà agraria per por
fine allo sfruttamento dei contadini da parte dei latifondisti; significava
diritti sindacali, previdenziali e di sciopero per por fine allo sfruttamento
degli operai da parte dei grandi imprenditori; significava contrastare le
sperequazioni di reddito, diritti e opportunità tra lavoratori e capitale
finanziario; significava consapevolezza del crescente strapotere delle
corporations e del capitalismo rispetto ai cittadini, ai lavoratori, agli
elettori, ai risparmiatori, ai piccoli proprietari, degli invalidi (uno
strapotere che oggi è moltiplicato dalla globalizzazione e dal carattere
apolide della grande finanza). Era un riformismo per la solidarietà, l'equa
distribuzione delle opportunità e del reddito, l'accessibilità al lavoro e alla
proprietà privata. Da tutto ciò l'art. 1 con la Repubblica fondata sul lavoro;
l'art. 3 con la parità dei cittadini e l'obbligo di rimuovere gli ostacoli
anche economici che, di fatto, limitano questa parità; gli artt. 35-40 con la
tutela del lavoro; l'art. 41, che vieta l'iniziativa economica che sia contro
l'interesse sociale o la sicurezza e dignità umane, stabilendo che la legge
possa indirizzarla ai fini collettivi; l'art. 42 che assicura le funzioni
sociali della proprietà; l'art. 43 che prevede l'esproprio nel pubblico
interesse; etc.1; fino all'art. 47, che tutela il risparmio, e non le
maxifrodi ai danni dei risparmiatori, e i bonus e le cariche pubbliche in
favore di chi le ordisce.
Dalla fine degli anni '70, “riformismo” ha preso a
significare esattamente l'inverso, ossia la demolizione di tutto quanto sopra
al fine, dichiarato, di togliere ogni limitazione alla possibilità di azione e
profitto del capitale finanziario, della proprietà privata, della privatizzazione
di beni e compiti pubblici, sul presupposto che ciò genererà più ricchezza, più
equità, più produzione, più occupazione, più libertà, più stabilità, più
razionale allocazione delle risorse. Con i risultati che vediamo: crescente
estrazione della ricchezza prodotta dalla società da parte di cartelli e
oligopoli multinazionali, anzi soprannazionali.
E' la linea, come dicevo, della scuola economica di
Chicago, del Washington Consensus, della CIA, di Thatcher, Reagan, etc. E
dell’europeismo. Ma nonostante questi risultati, i vari Monti, Draghi, Rehn,
Merkel e compagnia bella non fanno che ripetere che bisogna continuare sulla
via delle riforme, altrimenti non c'è speranza, e se qualcosa non funziona, è
appunto perché le riforme non sono state abbastanza risolute e complete. In
realtà personaggi come la Merkel non sono tanto ottusi da non capire che il
modello è radicalmente sbagliato e devastatore, ma alcuni paesi, Germania in
testa, traggono vantaggio da esso in quanto la sua applicazione colpisce in modi
diversi quei medesimi paesi e altri, come l'Italia; e l'effetto di tale
diversità è che esso, come già detto, spinge capitali, imprese e lavoratori
qualificati a trasferirsi nei paesi più forti, depauperando i più deboli ed
eliminandoli come concorrenti.
Se vi prendete qualche minuto e leggete attentamente i
suddetti articoli della Costituzione, che regolano la sovranità e i rapporti e
valori socio-economici, noterete, forse con stupore, che tutto il percorso di
riforme in materia di moneta, finanza, lavoro, Banca d'Italia, sistema
monetario europeo (Maastricht), globalizzazioni, privatizzazioni,
liberalizzazioni, cartolarizzazioni, finanziarizzazione dell'economia – tutto,
dico, è costituzionalmente illegittimo perché va esattamente, intenzionalmente
e organicamente contro quelle norme costituzionali e contro lo stesso impianto
sociale e valoriale e teleologico della Costituzione, che è appunto teso
all'esclusione dell'attività imprenditoriale contraria all'interesse della
società e alla realizzazione di una parità anche sostanziale dei cittadini in
un quadro di solidarietà e di sicurezza in fatto di lavoro, reddito, servizi,
pensioni. E non di casinò speculativo che comanda al Paese da piattaforme
finanziarie estere attraverso il potere del rating e della manipolazione dei
mercati, decidendo irresponsabilmente e insindacabilmente come si debba vivere
e morire e governare. E' un disegno eversivo della Costituzione. Illecito. A
esso hanno collaborato attivamente quasi tutti i “rappresentanti” del popolo, soprattutto
la sinistra parlamentare. Senza farlo capire al popolo, ovviamente. Qui sta
il conflitto di interessi vero. L'incompatibilità assoluta con le cariche
pubbliche.
Quindi i veri e primi in candidabili, ineleggibili,
portatori di conflitto di interessi sono proprio i leaders della sinistra,
assieme a Monti e Draghi: tra i vivi, Prodi, Bersani, Amato…
D: Lei parla
di “sacrifici senza prospettive” e di “sogno che la crisi finisca”, ma non
vede la luce in fondo al tunnel? Eppure Monti e i suoi sodali ci hanno ripetuto
fino alla nausea che siamo in ripresa… e che bisogna avere fiducia nei
“mercati”. Lei contesta le linee economiche e fiscali imposte all’Italia dai
paladini del “ libero mercato”; ci spieghi perché.
R: L’Italia è vicina alla fine, lo ha detto anche
Squinzi il 24 marzo parlando al premier incaricato Bersani. Gli indici sono
tutti al peggio, e vengono frequentemente corretti al peggioramento. Non vi è
outlook di ripresa. Le migliori risorse del paese – capitali, imprenditori,
cervelli – se ne sono andate o se ne stanno andando. Chi dice che l’Italia stia
riprendendosi, o è pazzo o mente.
Secondo la tesi adottata dalle istituzioni monetarie,
dalla UE, da quasi tutta la politica che vuole governare, il libero
mercato spontaneamente realizzerebbe l’ottimale impiego delle risorse e
l’ottimale distribuzione dei redditi, inoltre automaticamente preverrebbe o
riassorbirebbe le crisi. I fatti hanno clamorosamente smentito questa
tesi. Del resto quella tesi valeva per i mercati dell’economia reale, non per i
mercati della speculazione e dell’azzardo della finanza, che sono un’altra
cosa.
O meglio, il libero mercato non esiste, perché per
essere libero un mercato dovrebbe essere trasparente (cioè con operatori
visibili eleggibili dentro), non dominato da cartelli, non influenzato da
asimmetrie informative, etc. etc. I mercati reali sono dominati, cioè
manipolati, da cartelli di soggetti che approfittano di enormi asimmetrie
informative (anche in fatto di tecnologie), che si mantengono opachi (anche
FMI, BCE, UE, Tesoro USA, hedge funds, grandi banche…). E che influenzano,
pagandole o ricattandole, le funzioni politiche.
D: Nel suo libro non disdegna di toccare la vicenda
MPS, la famosa banca senese da sempre nell’orbita della sinistra, fatti che al
momento sembrano essere stati messi a tacere, con una Magistratura tutta
impegnata nell’attacco a tutto campo contro Berlusconi. Chi sono i
protagonisti principali e perché si è arrivati a questo e il ruolo
del duo Draghi-Monti e del PD di Bersani? Un Bersani che oramai interpreta da
tempo, così come tutta la sinistra italiana, il ruolo di “mosca cocchiera dei
poteri finanziari antinazionali”.
Volete i protagonisti principali? E’ una cerchia di
nomi che potete individuare ricercando gli amministratori e i beneficiari
effettivi di società derivate, di controllo, di gestione, cessionarie di rami
di aziende, sicav, siv, stichtingen,… società che ricevono strani e grandi
prestiti da banche in condizioni sospette… andate a consultare il Cerved,
farete molte interessanti scoperte. E, per i bilanci, guardate in Cebi…
Draghi ha prestato in segreto 2 miliardi a MPS già in
crisi di liquidità a seguito non solo dell’acquisto di Antonveneta per un
multiplo del suo dubbio valore, ma anche per una storia precedente di molti
mutui concessi a soggetti che si sapeva non avrebbero pagato, e per le storie
Myway e 4you, e per l’acquisizione della Banca del Salento (121)… e Monti
presta 4 miliardi pubblici a MPS che in banca ne capitalizza 2,7… bisogna
salvare MPS, l’ho detto dal mio primo articolo su di esso, del 29.06.11… ma
salviamola per farne una banca nazionale di finanziamento all’economia
produttiva, non solo per proteggere interessi privati o di uomini politici.
D: Avv. Della Luna i rimedi esistono per uscire da
questa situazione, il mercato non è il destino dell’uomo, come non lo sono le
banche, le vie alternative al capitalismo esistono, mancano oggi probabilmente
gli uomini in grado d’applicarle in Italia e in Europa. Altrove i popoli hanno
intrapreso una marcia diversa, e buona parte dell’America Latina ne è un
esempio, questo a pochi giorni dalla morte del Presidente della repubblica
Bolivariana del Venezuela Chavez, che certamente ha tracciato una via chiara di
socialismo del XXI Secolo. Lei che misure adotterebbe per uscire da questo giro
infernale usuraio in cui siamo precipitati?
R: Dalle situazioni non si esce per applicazione
razionale e intenzionale di rimedi condivisi, ma perché una situazione si rompe
e si cade in un’altra situazione. Non è questione di uomini. Anche il
capitalismo finanziario assoluto si romperà, e io mi aspetto che ciò avvenga
sia perché il tipo di mondo che esso costruisce per massimizzare la propria
efficienza è incompatibile con la vita umana (troppa incertezza, violenza,
mutevolezza), sia per effetto della incontrollabile accelerazione e
autonomizzazione dei processi informatizzati attraverso cui si realizza, lo
high frequency computerized algotrading – una rete cibernetica capace di
imparare e, in prospettiva, di sfuggire di mano.
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