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domenica 3 novembre 2013

Economia, le balle del governo Letta e il punto di non ritorno

articolo segnalato da Emanuele M5S MESTRINO

di FABRIZIO DAL COL
Da alcuni giorni circola una notizia che riguarda la Germania e proveniente dagli Usa: “ i tedeschi esportano inflazione in tutto il mondo “. Ma in Italia, tenendo un profilo piuttosto basso, solo qualche giornale ha pubblicato questa news. Ciò che invece non sta circolando affatto, sono le dichiarazioni rilasciate al  Telegraph dall’analista di Mediobanca  Antonio Guglielmi: in assenza di crescita, il rapporto tra debito e Pil è salito del 15% in 15 mesi. “È tutta colpa degli effetti dell’austerità e del moltiplicatore fiscale”. E anche questa sarebbe forse una dichiarazione poco interessante da meritarsi di essere pubblicata sulla stampa, ma  subito dopo l’analista bancario aggiunge: “Stiamo facendo gli stessi errori della Grecia, la recessione si è semplicemente smorzata” e i tassi di cambio stanno penalizzando l’Italia. La Germania deve cambiare le sue politiche in Europa, altrimenti Roma finirà per dover abbandonare l’area euro. Il Governo della strana maggioranza prevede un rialzo del Pil dell’1% l’anno prossimo, prima di crescere progressivamente dell’1,7% nel 2015 e dell’1,8 e 1,9% i due anni successivi. Governo ottimista? Forse, ma come sappiamo il governo Letta ci ha abituati alle vulgate e adesso sarebbe anche il caso che la finisse di esternare con i falsi ottimismi.  Le falsità dei numeri  forniti dal Governo sono palesi, e per il rispetto verso i cittadini andrebbero sostituiti con quelli più attendibili, altrimenti si decidano ad iscriverli alla voce “ balle “, tanto è vero che Citigroup vede un aumento vicino allo zero da qui al 2017.
“Siamo cresciuti a mala pena dell’1% l’anno durante i migliori anni del boom economico. Come riusciremo a registrare queste cifre in tempi molto più duri?”, si chiede l’analista Guglielmi. Il professore della Luiss di Roma Giuseppe Ragusa sostiene che l’esecutivo spera che la ripresa mondiale aiuterà l’Italia a tornare a correre. “Non stanno facendo nulla. Le politiche sono completamente passive ma non funzioneranno, perché siamo bloccati nella trappola del debito e a differenza della Spagna abbiamo continuato a perdere competitività nei confronti della Germania”. Secondo le analisi dei dati , Ragusa sostiene che il debito balzerà del 5% del Pil ogni anno anche se la crescita dovesse tornare ai livelli pre crisi di circa il +0,6%. Ciò spingerebbe il rapporto tra debito e crescita al 150%, oltre il punto di non ritorno per un Paese che non può contare su una moneta propria da poter svalutare.
Le politiche di salvataggio della Bce hanno spinto il Tesoro a prendere in prestito titoli a breve termine (Draghi può infatti garantire solo per il debito non superiore ai tre anni). Questo fattore ha ridotto la media delle scadenze da 7,6 anni a 6,4 anni, aumentando i rischi. “Ho paura che tutti questi elementi finiranno per essere messi sotto esame prima della fine del primo trimestre dell’anno prossimo”.
Anche gli Stati Uniti ora alzano la voce e criticano le politiche tedesche, e preoccupati  anche per l’andamento economico europeo, nonostante siano solitamente prudenti nelle loro dichiarazioni, accusano invece la Germania di generare squilibri nell’Eurozona e anche di esportare deflazione in tutto il mondo.

Insomma, che l’Italia sia da tempo finita in un cul de sac lo hanno capito anche i cittadini comuni, ma nonostante ciò, invece di dire le cose come stanno, il Governo Letta preferisce mentire e rifilare previsioni ottimistiche a chiunque. Oltrepassato il punto di non ritorno, è ora evidente come l’ esecutivo delle larghe intese abbia fallito la sua missione, ed è altrettanto evidente che la politica del temporeggiare messa in atto fino ad oggi ha la sola finalità di ottenere dalla Ue  lo sforamento del bilancio.  Alla luce di ciò, l’Italia pare adesso essere alle prese con un disastro finanziario sospetto, infatti,  essendo il Paese d’Europa con più capitale privato, ovvero con un capitale che ammonta circa tre volte tutto il debito pubblico nazionale, non vorremmo che le privatizzazioni messe in campo dal governo nascondessero in realtà  una svendita del patrimonio degli italiani.

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