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lunedì 14 aprile 2014

Civati e i suoi derivati, i minus habens del Pd

di Riccardo Fraccaro (deputato M5S)
Di fronte ad una maggioranza transgenica, che sostiene un bulletto di periferia nominato capoclasse dai partiti per fare gli interessi di lobby, caste e poteri forti, fare un’opposizione dura e intransigente significa rendere un servizio civile all’Italia. Ad interpretare questa istanza c’è solo il M5S, i portavoce dei cittadini che hanno le mani libere e non legate da interessi di parte, la passione per la difesa dei beni pubblici e non degli affari privati, il coraggio delle proprie idee e non l’opportunismo delle presunte ideologie. Un’opposizione che non si oppone, che garantisce il numero legale e approva le peggiori porcate della maggioranza è inutile e dannosa. Ancora peggio sono le cosiddette “minoranze”, indegne persino del paragone con le correnti della Prima Repubblica, che fingono di rappresentare un dissenso interno quando invece sono allineati come soldatini di latta: è il caso di Civati e i suoi derivati, i minus habens del Pd.
Nei confronti del MoVimento 5 Sstelle, dall’establishment del Palazzo e del suo retrobottega di gazzettieri arrivano sospensioni, anatemi e insulti tutti i santi giorni solo perché osiamo difendere la democrazia dalle controriforme piduiste. Siamo l’unica vera alternativa al sistema Renzusconi, quello che mente e illude i cittadini esasperati da tasse e disoccupazione mentre colonizza il Paese un pezzo dopo l’altro. I partiti e i partitini in Parlamento hanno dimostrato ampiamente di essere sempre pronti a fare da stampella a questo Governo “Forza Pd” in cambio di poltrone, inciuci sottobanco e marchette a tutto spiano. Le sedicenti minoranze interne se lo caricano direttamente in spalla, fingono mal di pancia e borbottano lamentele per avere un contentino a fine corsa: i vari Civati, D’Alema, Chiti, Epifani, Mineo, Fassina, Cuperlo non sono altro che i portantini del partito unico Boschi-Verdini.
Che si voti il Forza Italicum o il condono alle slot machine, l’acquisto dei cacciabombardieri F35 o la controriforma delle Province, il regalo da 7,5 miliardi alle banche o il Fiscal compact, il Tav o la cancellazione del finanziamento pubblico, il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari o persino la fiducia a Renzie, Civati e i suoi derivati dissentono, obiettano, protestano ma sempre a chiacchiere: nei fatti votano a favore senza il minimo sforzo, continuando a scarrozzare in lungo e in largo il Governo e la maggioranza. È la minoranza collaborazionista, messa lì come una foglia di fico per fingere una diversità di vedute quando in realtà si uniforma sempre alla maggioranza di turno. È la minoranza di facciata, che è già stata rappresentata in passato da statiste come Moretti, Picierno e Serracchiani, fino a ieri pronte a sputare su Renzi per ingraziarsi Bersani e ora prontissime a sputare su tutti per ingraziarsi Renzi. Infatti sono state tutte premiate con una bella candidatura di massa in Europa, alla faccia del mandato popolare nel Parlamento italiano. Quando non si è più in grado di rappresentare una forza politica se ne deve prendere atto, dimettersi per coerenza, scendere dal carro e percorrere una strada autonoma. Troppo comodo interpretare il ruolo del dissidente votando al fianco degli Schifani e dei Dambruoso, fare l’utile idiota del potente di turno per ricevere la mancia al momento opportuno: Civati e i suoi derivati non sono neppure diversamente renziani, ma ebetini sfegatati.

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