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martedì 14 maggio 2013

Codacons: nel 2014 gli italiani ancora più poveri


Pubblichiamo un articolo di MARIETTO CERNEAZ

Il balletto delle dichiarazioni prosegue, puntualmente, da anni. Ripresa sì, ripresa no? Dall’inizio della crisi in poi, chiunque abbia ipotizzato “riprese” rapide ha sbagliato previsione.
Ora è il Codacons ad esprimere scetticismo in merito alle previsioni diffuse ieri da Federmoda, secondo cui i consumi riprenderanno a partire dal 2014, anche se non per abbigliamento e calzature. ”Sara’ molto difficile – si legge in una nota dell’associazioni dei consumatori – vedere i consumi crescere nel 2014, perché il potere d’acquisto delle famiglie ha subito un fortissimo calo negli ultimi 3 anni, con un progressivo impoverimento dei cittadini che farà sentire i suoi effetti anche il prossimo anno. Confermiamo invece le forti riduzioni delle vendite nel settore moda nei primi mesi dell’anno, registrate anche dal Codacons con punte fino al -30%. Abbigliamento e calzature sono i primi beni colpiti dai tagli operati dalle famiglie, che si limitano oramai solo agli acquisti primari rinunciando completamente alle spese superflue”.
In questo primo trimestre, l’Osservatorio CartaSi registra un calo costante delle vendite in Italia di abbigliamento, accessori e calzature, con una spesa con carta di credito pari a 1 miliardo e 146 milioni di euro, con contrazioni, rispetto al 2012, dell’11,2% a gennaio (nonostante il periodo dei saldi), dell’8,1% a febbraio, fino a raggiungere a marzo 2013 un – 23%. Quanto all’andamento territoriale, il Trentino Alto Adige (con un -3%) e’ la Regione che ha registrato una leggera perdita, a fronte di cali piu’ importanti di Marche (-9,8%), Abruzzo e Molise (-11,7%), Liguria (-11,8%), Emilia Romagna (-12,8%), Lombardia (-12,9%), Veneto (-14,0%), Umbria (-14,1%) e Toscana (-14,8%). I cali maggiori sono in Sardegna (-24%), Campania (-20%), Piemonte e Val d’Aosta (-18,6%), Friuli Venezia Giulia (-17,6%), Basilicata e Calabria (-17,2%).
La povertà, peraltro, ha raggiunto le 4 milioni di persone e la cassa integrazione segna record storici in continuazione. A ciò si aggiunga il buco dell’Inps dovuto alla malagestione Inpdap e le centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio.

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