Pubblichiamo un articolo di MARIETTO
CERNEAZ
Il balletto delle dichiarazioni prosegue,
puntualmente, da anni. Ripresa sì, ripresa no? Dall’inizio della crisi in poi, chiunque abbia
ipotizzato “riprese” rapide ha sbagliato previsione.
Ora è il Codacons ad esprimere scetticismo in merito
alle previsioni diffuse ieri da Federmoda, secondo cui i consumi riprenderanno a partire dal
2014, anche se non per abbigliamento e calzature. ”Sara’ molto difficile – si
legge in una nota dell’associazioni dei consumatori – vedere i consumi crescere
nel 2014, perché il potere d’acquisto delle famiglie ha subito un fortissimo
calo negli ultimi 3 anni, con un progressivo impoverimento dei cittadini che
farà sentire i suoi effetti anche il prossimo anno. Confermiamo invece le forti
riduzioni delle vendite nel settore moda nei primi mesi dell’anno, registrate
anche dal Codacons con punte fino al -30%. Abbigliamento e calzature sono i
primi beni colpiti dai tagli operati dalle famiglie, che si limitano oramai
solo agli acquisti primari rinunciando completamente alle spese superflue”.
In questo primo trimestre, l’Osservatorio CartaSi
registra un calo costante delle vendite in Italia di abbigliamento, accessori e calzature, con una
spesa con carta di credito pari a 1 miliardo e 146 milioni di euro, con
contrazioni, rispetto al 2012, dell’11,2% a gennaio (nonostante il periodo dei
saldi), dell’8,1% a febbraio, fino a raggiungere a marzo 2013 un – 23%. Quanto
all’andamento territoriale, il Trentino Alto Adige (con un -3%) e’ la Regione
che ha registrato una leggera perdita, a fronte di cali piu’ importanti di
Marche (-9,8%), Abruzzo e Molise (-11,7%), Liguria (-11,8%), Emilia Romagna
(-12,8%), Lombardia (-12,9%), Veneto (-14,0%), Umbria (-14,1%) e Toscana
(-14,8%). I cali maggiori sono in Sardegna (-24%), Campania (-20%), Piemonte e
Val d’Aosta (-18,6%), Friuli Venezia Giulia (-17,6%), Basilicata e Calabria
(-17,2%).
La povertà, peraltro, ha raggiunto le 4 milioni di
persone e la cassa
integrazione segna record storici in continuazione. A ciò si aggiunga il buco
dell’Inps dovuto alla malagestione Inpdap e le centinaia di migliaia di posti
di lavoro a rischio.
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