Quando si vuole fare uscire tutto il sangue da un animale prima di ucciderlo,
non gli si taglia l’arteria carotide, cioè la mandata del sangue al cervello,
perché così morirebbe subito, il cuore si fermerebbe e il sangue non uscirebbe
più. Gli si taglia invece la vena giugulare, ossia il ritorno del sangue dal
cervello al cuore, in modo che il suo cuore continuerà a pulsare mandando
sangue al cervello fino a che il sangue non sarà uscito tutto. E’ su questo
principio, che funzionano il metodo ebraico detto kosher e quello islamico
detto halal. E anche quello di Dracula, suppongo.
Ed è così che funziona la politica economica italiana, al servizio di interessi
stranieri, da qualche decennio a questa parte: svuotare il Paese di tutta la
sua linfa, ma lentamente, in modo che non “muoia”, ossia che non tracolli,
interrompendo il deflusso; e che non soffra troppo, arrivando a ribellarsi.
All’avvio dell’Euro, qualche anno di bassi tassi per la finanza pubblica, per
gonfiare fabbisogno strutturale e debito, poi, di colpo, austerità e tassi
alti (spread), per creare l’emergenza, imporre il presidenzialismo de
facto e la “sospensione della democrazia” a tempo indeterminato.
Ma già con la riforma monetaria del 1981-83 e col Trattato di Maastricht era
stata scardinata, senza tanti problemi di legalità e di osservanza delle forme,
la prima parte della Costituzione, i principi fondamentali, iniziando dalla
sovranità nazionale e dal primato del lavoro. Una volta fatto questo, tutto il
resto è stato in discesa: un completamento, una conseguenza, un dovere…
Svuotare il paese delle sue industrie pregiate, dei suoi capitali, dei suoi
cervelli scientifici, tecnici e imprenditoriali, della sua capacità di
formazione e ricerca. In favore della finanza apolide e del suo feudatario-kapò
europeo, ossia la Germania, che, grazie a questa alleanza, sta oggi
apparentemente riuscendo nel suo obiettivo storico di sottomettere tutta
l’Europa, denn heute gehoert uns Euro und morgen die ganze Welt.
Vedremo…
I numeri e i grafici confermano ormai senza ombra di dubbio che ciò è quanto
avvenuto e sta avvenendo, soprattutto nel confronto tra Germania e Italia: pil,
occupazione, flussi di capitale, investimenti, quote di mercato internazionale,
qualità della scuola, prospettive per i giovani e per i pensionati… chi ha
guadagnato e chi ha perso è un fatto, un fatto visibile. Le industrie e le
banche italiane di pregio sono oramai quasi tutte in mano di capitalisti
stranieri, primariamente tedeschi e francesi, così come molte aziende di
servizi pubblici essenziali.
Blocco dei cambi, veto delle protezioni doganali, privatizzazione della
gestione delle banche centrali, politiche di tagli e tasse: queste mosse hanno
prodotto e continuano a produrre esattamente i risultati opposti a quelli
promessi e per cui erano stati imposti, e come reazione a tali risultati quei
medesimi principi vengono ora imposti con ancor maggiore assolutezza e
irreversibilità. Il che dimostra che il vero fine per cui sono stati concepiti
e imposti è molto diverso da quello dichiarato, probabilmente opposto, ossia di
creare disperazione, paura, miseria, distruzione, la fine delle democrazie
parlamentari, della responsabilità dei governanti verso i governati, della
possibilità di un’opposizione e persino di un dissenso culturale, scientifico,
giuridico.
Persino il FMI ha riconosciuto che, su 167 paesi che hanno applicato misure di
risanamento e rilancio economici basati sulla c.d. Austerità (tagli e tasse),
nessuno si è risanato e rilanciato, ma tutti sono peggiorati, soprattutto in
quanto al pil e al rapporto debito pubblico/pil. Grecia, Spagna, Italia
confermano questa regola empirica.
In Italia, già si era visto che l’aumento dell’iva dal 20 al 21% fatto da Monti aveva prodotto, come previsto, non un aumento, bensì un calo del gettito iva, poiché aveva scoraggiato i consumi, la domanda aggregata, svolgendo quindi un effetto recessivo. Ebbene, il governo Letta, col pretesto di dover aumentare il gettito iva per non sforare il tetto del 3% del deficit pubblico, la ha ulteriormente alzata al 22%. Così produrrà un’ulteriore contrazione del gettito, della domanda aggregata, del pil. Il che è quello che vuole, quello per cui è stato voluto, così come il governo Monti.
I vent’anni di stagnazione e declino e delocalizzazioni ed emigrazioni, senza
capacità di recupero, di questo Paese, nonostante i diversi cambi di
maggioranze parlamentari e di inquilini del Quirinale, sono un aspetto di questo
processo di lungo termine. Vent’anni inaugurati dal Britannia Party
e da Mani Pulite.
A questo sono serviti l’architettura dell’UE, del mercato comune, dei parametri
di convergenza, e soprattutto di quel sistema di blocco dei naturali
aggiustamenti dei cambi monetari noto come Euro. A questo piano hanno lavorato
molti governi e gli ultimi capi dello Stato. Ne ho parlato ampiamente nei miei
ultimi tre saggi: Cimit€uro, Traditori al Governo, I Signori della
Catastrofe (Arianna-Macro Edizioni).
E chi ha cooperato ad esso, non ha mai avuto problemi giudiziari e, se ne
aveva, gli sono stati risolti. E sì che, con la faccenda del Britannia Party, e
la successiva campagna di svendita di assets pubblici, vi era ben di che… altro
che Ruby e diritti Mediaset! Qualche magistrato coraggioso, invero, ci provò,
ma suoi colleghi più grossi lo dissuasero presto.
Però sospendete il giudizio morale e politico sugli attori di questo processo,
almeno fino alla fine di questo articolo.
La legge finanziaria o di stabilità proposta da Letta per il 2014 e
vigorosamente difesa da Napolitano è una legge halal, o kosher,
se preferite: policy del dissanguamento lento e pacifico in favore dei Paesi e
dei capitali dominanti. Si basa sui due pilastri della politica italiani degli
ultimi decenni:
- mantenere la struttura di potere e consenso autoctona italiana, basata su una
spesa pubblica clientelare spartitoria, ampiamente improduttiva e parassitaria,
indispensabile per consentire alla casta di “mangiare” in proprio e di “foraggiare”
i propri consensi e sostegni elettorali, affaristici e istituzionali; infatti
la nuova legge finanziaria non rilancia i grandi investimenti, non riduce se
non derisoriamente la pressione fiscale, non taglia minimamente le spese
parassitarie, non attua minimamente i costi standard, mentre predispone
clausole di salvaguardia che aumenteranno le tasse se il gettito fiscale e i
risparmi previsti saranno insufficienti;
- mantenere il Paese nella sua condizione di sottomissione alla volontà e agli
interessi della grande finanza apolide e del capitalismo imperialista di
Berlino – volontà e interessi incarnati nella Commissione Europea, nel
Consiglio Europeo, nella BCE, nel FMI; infatti non prevede alcun termine minimo
di equità e alcuna indispensabile correzione dell’Eurosistema, che la Germania,
la BCE e la UE debbano rispettare come condizione per la permanenza dell’Italia
nell’Eurosistema stesso.
Questi due pilastri sono una sorta di patto: tu, casta italiana, aiutaci a
estrarre tutto quello che c’è di buono per noi in Italia, e ad annientare la
sua capacità di competere con me sui mercati; in cambio, noi ti lasceremo
continuare a mangiare come sei abituata sulle spalle della cosa pubblica, dei
lavoratori, dei risparmiatori – ma non troppo rapidamente e voracemente,
altrimenti il Paese collassa o insorge, e ciò disturberebbe l’esecuzione del
nostro piano. Naturalmente questa operazione deve apparire all’opinione
pubblica come perfettamente legittima e democratica, perciò bisogna che tu,
casta, metta insieme governi con ampie maggioranze parlamentari. Al resto,
provvediamo noi. E non mettetevi strane idee: non vi sono alternative.
Già un quarantennio fa l’economista Nikolas Kaldor aveva anticipato che il
risultato di un’unione monetaria europea, ossia del blocco degli aggiustamenti
naturali dei cambi tra le valute europee, sarebbe stato di aumentare il
vantaggio competitivo, ossia il plus di efficienza, dei paesi europei già più
efficienti, a danno di quelli meno efficienti, facendo defluire industrie e
capitali e lavoratori qualificati dai meno efficienti ai più efficienti. Un
ventennio fa ribadivano questa previsione altri economisti famosi, come Paul
Krugman e Wynne Godley. Tutti quelli che hanno architettato l’Euro, sapevano
bene su che scogli era diretta la nave, molto meglio di quanto lo sapesse
Schettino. Ma il loro scopo era appunto quello di far naufragare la nave.
Le previsioni si sono avverate e continuano ad avverarsi in modo conclamato e
sempre più violento da almeno sette anni, ma non è stato introdotto alcun
correttivo (ad es., un fisco federale tipo USA che compensi i deflussi e gli
squilibri tra aree forti e aree deboli); al contrario, sono state inasprite le
misure di squilibramento e sopraffazione; e dove qualche statista ha protestato
o parlato di referendum sull’Euro – Berlusconi e Papandreou – è stato
sostituito dalla Merkel.
En passant: la sostituzione di Berlusconi, l’appoggio alle politiche distruttive di Monti e alla finanziaria halal di Letta confermano la mia vecchia tesi che, dall’ordinamento internazionale vigente, il Quirinale, volente o nolente, viene usato come un organo di trasmissione alla politica italiana della volontà delle Potenze che dominano questo Paese. Per questo la sua immagine viene tanto esaltata e sacralizzata dai mass media: deve restare al di sopra di ogni sospetto, e soprattutto di quel sospetto. Siamo in una repubblica presidenziale… o pontificale?
L’Euro era quindi, sin dall’inizio, sin dal suo progetto – che molto deve anche
ad architetti anche italiani – concepito per macellare l’Italia e altri paesi
deboli in favore di Germania e altri paesi forti. Nel Newspeak, o Neolingua,
dell’orwelliano 1984, si legge che “guerra” è “pace”, e il Ministero della
Verità è quello dove le notizie e i documenti scritti del passato vengono
modificati per confermare le previsioni e le dottrine del Partito.
Analogamente, nella Neolingua comunitaria “sopraffazione” si dice “solidarietà”
e “demolizione” si dice “risanamento” e la pratica dello svuotamento economico
per via valutaria viene chiamata “misure di convergenza”.
La Francia, e, ancor più, il Regno Unito, vedono l’avanzata nei consensi
elettorali di movimenti politici che partono dalla constatazione dei reali
effetti dell’Euro, di Maastricht, di Lisbona, della burocrazia comunitaria; e
che si propongono di porvi fine nell’interesse nazionale. Si tratta però di due
paesi che, all’opposto dell’Italia, hanno conservato buona parte della loro
sovranità nazionale, che hanno una classe politica e amministrativa abbastanza
efficiente e non solo ladra, che hanno una identità nazionale radicata nella
popolazione, e che soprattutto non sono composti da aree con bisogni divergenti
in fatto di politiche economiche, finanziarie e monetarie (mi riferisco al
Settentrione e al Meridione). Quindi non è probabile che in Italia possa aversi
qualcosa di simile. Anzi, l’Italia si trova nella condizione di protettorato in
cui è proprio perché è nata come entità politica messa insieme artificialmente,
per volontà straniera, mediante conquiste militari, accozzando sistemi-paese e
mentalità troppo diversi tra loro, che non si sono mai amalgamati.
Napolitano, che rimprovera ai critici del disegno di legge finanziaria
presentato da Letta di non tener conto dei vincoli internazionali cui l’Italia
è sottoposta, sembra proprio alludere alla condizione di protettorato o di
sovranità zero in cui l’Italia si ritrova, oggi molto più di prima che fosse
unificata 150 anni fa, e con la quale è da immaturi e da irresponsabili non
fare i conti. L’unica realistica alternativa è l’emigrazione, e Monti ha
talvolta alluso a ciò.
In un paese ancora oggi inebriato da ideologismi, giustizialismi, moralismi e
buonismi, Napolitano si conferma un realista e un saggio disincantato, uno che
conosce gli ordinamenti sociali e internazionali per quello che sono, ossia
strutture di rapporti di forza, in cui democrazia e legalità e pluralismo
servono solo a produrre consenso al sistema. Poiché gli italiani sono in questa
condizione, bisogna farli obbedire e agire anche contro il loro interesse, onde
risparmiare loro un male peggiore.
E bisogna evitare di divulgare inutilmente alla gente una consapevolezza che la
renderebbe solo più infelice, più inquieta e più esposta alle violenze
repressive destinate a seguire eventuali velleitari e impotenti tentativi di
resistenza popolare.
Il messaggio opportuno e rassicurante da divulgare agli italiani, lo ha dettato
il fiduciario dei grandi banchieri USA e del Washington Consensus, Barack
Obama, sorridendo compiaciuto a Letta in Tv: “Italy is going the right way”.
Marco Della Luna
Fonte: http://marcodellaluna.info
Link: http://marcodellaluna.info/sito/2013/10/20/finanziaria-letta-macellazione-halal/
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