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sabato 25 gennaio 2014

Il giorno della memoria ... a Mestrino

Tra qualche anno non saranno più in vita né vittime, né carnefici della Shoah, ma voi siete qui per essere testimoni di quello che sto per raccontarvi.
Così ha esordito ieri sera a Mestrino il Sig. Samuel Artale von Belskoj Levy, un ingegnere di 77 anni che vive e lavora a Padova, unico superstite della sua famiglia al campo di sterminio di Auschwitz.
La sala polivalente era piena, per metà dai ragazzi delle scuole medie, che,  dopo la loro entrata chiassosa, hanno ascoltato Samuel in un religioso e rispettoso silenzio.
Indossando il Kippah (il tipico copricapo che usano gli ebrei nelle feste e nelle occasioni speciali) Samuel ci ha spiegato con delle “slides” prima alcune nozioni sull’ebraismo e poi ci ha condotto all’interno di Auschwitz commentando alcune foto di repertorio e collegandole alla propria esperienza.
Oltre a Samuel, il 13 aprile del 1944, furono arrestati dalle SS i suoi genitori, il nonno e la sorella. Quel giorno Samuel aveva solo 7 anni, avrebbe voluto portare con sé dei giochi, ma la mamma disse di sbrigarsi e di non preoccuparsi che sarebbero presto tornati a casa. I cani dei soldati abbaiavano…
Il viaggio in treno fu terrificante … la confusione, la separazione dalla famiglia e ritrovarsi solo in una baracca con altri uomini, lui unico bambino. Il primo giorno gli diedero una pagnotta che divorò subito, ma non arrivò null’altro. Il giorno successivo ne mangiò solo metà, tenendo il resto per la sera… ma gli fu rubata e da quel momento capì… ognuno viveva per sé… a qualsiasi costo.
Fino a quel momento avevo trattenuto le lacrime , ma poi piansi, sommessamente, in rispettoso silenzio…
Per quello che ci raccontò essere il suo compito:  le sue mani di bambino potevano agevolmente ispezionare  gli orifizi dei cadaveri che venivano uccisi nel campo prima di entrare nei forni.
Per la coperta che conserva ancor oggi e che gli fu donata dai soldati che lo liberarono quel giorno che i cani non abbaiavano più
Per il cognome che non ricordava più al momento della liberazione:  la sua priorità era sopravvivere … il dolore aveva cancellato le sue origini… La croce rossa suppose che Artale fosse il suo cognome, ma solo pochissimi anni fa, Samuel scoprì che si chiamava Von Belskoj Levy.
Per la brutta esperienza dell’orfanotrofio, della quale non ci ha raccontato, forse ,penso io, per rispetto ai tanti minori in quella sala…
Per la perdita della fede in quel campo degli orrori… è lecito chiedersi dove fosse Dio?
Per  aver protetto se stesso, un bambino, al prezzo di quella di un soldato… per avercelo confidato così sinceramente….
Per vagare nei cimiteri sparsi in Europa alla ricerca delle anime dei propri cari di cui non ha più saputo nulla.
Per l’unica cosa che lo ha salvato: l’amore della moglie.
Sembra che anche nelle risposte alle nostre domande il messaggio sia l’amore tra le persone: non esistono bianchi, neri, ebrei, musulmani, abili, disabili … ma solo persone.
Samuel Artale von Belskoj Levy,libero  cittadino del mondo,  un’icona di cui i nostri ragazzi saranno testimoni.

Con tutto il mio rispetto. 
Tiziana

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