E' diventata nostra consuetudine ospitare articoli di natura economica scritti da personaggi "non allineati" ...
il seguente porta la firma di Giuseppe Turrisi
Che l’agenda Monti sia stata un disastro su tutti i
fronti lo hanno capito anche gli stessi sostenitori di tale governo pseudo
tecnico. Tutti i parametri, e sottolineo i “loro parametri” sono peggiorati, è
un dato storico. Ma allora perché tale “uomo” ha ancora il coraggio di
ripresentarsi per continuare la sua “agenda”? Semplice, ubbidisce agli ordini.
Il motivo è che il suo operato, per chi lo ha mandato a fare quello che doveva
fare, è andato benissimo. Sfasciare l’Italia per favorire la Germania, e far
recuperare soldi alle banche internazionali. L’italiota teledipendente non
riesce ad avere una visione complessiva sui meccanismi della finanza
internazionale e continua a pensare che destra, sinistra e ancor peggio il
“centro” possa essere una soluzione politica alla questione.
La crisi indotta dal sistema finanziario non dipende
dal popolo (cattivo evasore) cosi come non dipende dal sistema produttivo (che
chiude per mancanza di liquidità), dipende da “meccanismi internazionali” a cui
dobbiamo obbedire. ll sistema produttivo certamente si rovinerà continua questa
anemia monetaria forzata. Se si continua a credere che la credibilità italiana
dipende da un certo “Monti” che estorce ricchezza al popolo italiano per darla
ai mercati speculativi sanguinari, la strada per la catastrofe è segnata.
Sempre tardi sarà la benvenuta la divisione tra banche d’affari e banche
commerciali, ma gli alieni arriveranno certamente prima.
L’applicazione pedissequa del neoliberismo dove il
profitto per il profitto giustifica qualsiasi mezzo con l’imposizione coatta di
una “moneta debito” privata non controllabile da una politica unitaria europea
assolutamente inesistente, fa succedere che: la “BCE” pensa solo a salvare i
suoi azionisti a scapito della popolazione europea, i mercati pensano solo a
fare il proprio profitto, gli stati sono solo dei miseri crumiri a servizio
delle lobby bancarie a danno dei popoli. Lo ribadisco da tempo non può esistere
una politica economica se non strettamente correlata ad una politica monetaria.
Con l’euro nessuno stato, compresa la Germania, può
seriamente fare politiche economiche poiché questo euro vive di autonomia
emissiva propria secondo criteri completamente staccati dal tessuto produttivo.
Gli interessi sul denaro si dovrebbero calcolare secondo la capacità produttiva
del paese ed invece vengono stabiliti da società di rating controllate dagli
stessi investitori. Uno stato con propria capacità ed autonomia monetaria può
regolare la quantità di liquidità secondo le proprie esigenze produttive senza
dover sottostare agli umori degli investitori internazionali.
Continuare a pensare che un’unica politica monetaria,
tra l’altro perversa come quella della BCE, possa essere di aiuto ad economie
completamente diverse come quelle delle nazioni europee, è da pazzi, da TSO
giornaliero. Ma allora perché si continua per questa strada? Probabilmente
perché ormai tutti, soprattutto la Germania è entrata nell’ottica di
raccogliere al più presto tutto quello che si può raccogliere e poi abbandonare
la “nave euro” piena di drogati, “ognun per se e Dio per tutti”. Tra l’altro
bisogna anche sbrigarsi a trasformare le liquidità in beni reali prima del
crollo.
L’anemia monetaria indotta serve anche a questo, a
comprarsi beni e aziende di stato e lasciare il cerino (euro) in mano
all’ultimo coglione pensando di aver saldato parte del debito. La svendita del
patrimonio come vorrebbe qualche lista (tra le migliaia che stanno sorgendo
come funghi) è l’errore più grande che si possa fare, perché è proprio la
strada che ci hanno preparato per caderci dentro. I beni e le aziende non
devono essere vendute, ma messe a reddito, e non farci profitto vendendole,
tanto e vero che le caserme non siamo riusciti a venderle mente Finmeccanica ed
ENI si.
Allora se queste aziende facevano profitto perché si
sono vendute? Vogliamo dire che la politica è complice? Sarebbe da alto tradimento
allo stato italiano ma lasciamo stare. Le politiche Keynesiane che sono spesso
troppo bistrattate sono l’unica soluzione, certamente vanno rivisitate secondo
il nuovo contesto storico e sociale, in una economia sempre più tecnologica che
erode posti di lavoro. La piena occupazioni lasciando i modelli vecchi è una
utopia come è una utopia realizzarla con la flessibilità se non in minimissima
parte. La logica dei servizi deve ritornare, solo per fare un esempio siamo
stufi di sentire dischetti registrati, basterebbe una stupida legge che
imponesse la risposta obbligatoria di una persona fisica.
E’ chiaro che se questa azienda deve rispondere ad un
sistema ci competizione sfrenata per produrre profitto di cui oltre il 50% va
allo stato ciò non potrà avvenire mai perché si è perso il principio della
“natura sociale” dell’impresa. Che il libero mercato si autoregoli è la più
grande barzelletta mai inventa, in quanto i fenomeni di “cartello” la dicono
lunga sulla libera concorrenza. Non a caso il neoliberismo predica uno “stato
snello”, proprio perché cosi da meno fastidio ai poteri finanziari, alle
multinazionali alle banche d’affari. Diversa è la burocrazia statale che
certamente va snellita, ma non bisogna confondere le cose, uno stato snello
anche di sovranità monetaria non è più uno stato che può occuparsi del suo
popolo.
Lo stato compatibilmente alla evoluzione tecnologica
deve essere il “motore dell’economia” sia con interventi diretti ossia con
“potere di spesa” senza sottostare al vincolo di usura internazionale, sia con
interventi indiretti, facilitando settori con detassazioni e
sburocratizzazioni. Introdurre le politiche keynesiane senza prevedere una
trasformazione della economia e una ridistribuzione reale del redito (C.H.
Douglas), significa non voler arrivare al risultato. In tutto questo è
fondamentale ragionare fortemente in termini di “autonomia”, poiché il primo
intoppo che si avrà è proprio sulla bilancia con l’estero.
Ridurre al massimo le dipendenze soprattutto
energetiche, oltre che culturali e politiche. In una famiglia prima di compare
altre bottiglie di vino si va a vedere se nella dispensa siano rimaste
bottiglie e solo dopo avere appurato che non c’è niente si va a comprare e solo
se è necessario. Le multinazionali, le compagnie petrolifere, le società
finanziarie non vogliono sentire parlare di questi argomenti, tacciandoli come
“orrore” poiché ogni nazione deve approvvigionarsi da queste, infatti queste
vengono si comprano le nostre industrie e poi ci vendono ciò che era nostro.
Per far si che funzioni quindi il sistema keynesiano
(ma anche sistema MATTEI) è importante che ci siamo della premesse chiare:
attuare un sistema massimo di ottimizzazione di *risorse locali* (in altri
tempi si sarebbe chiamato protezionismo) in termini di risorse, energia, idee,
uomini, tutto quello che si può produrre, fare in Italia va fatto in Italia,
con italiani. Poi avere una “moneta sovrana” proprietà del popolo con la
possibilità anche di monete locali, questo per radicare il più possibile la ricchezza
al territorio. Piano di riconversione industriale con studi e ricerche (il più
possibile italiane) per la bonifica dei territori, mari inquinati,
ristrutturazione di tutto il patrimonio immobiliare pubblico e privato con
finanziamenti diretti ed indiretti. Sistemazione del sistema idrogeologico e
forestale nazionale. Creazione di cooperative di servizi per la sanità e gli
anziani visto che la popolazione italiana sta lentamente invecchiando.
Redito minimo di cittadinanza a tutti. Finanziamento
della ricerca in ogni settore soprattutto nel settore delle energie
rinnovabili. Ristrutturazione e riforma di tutto il sistema d’istruzione, dagli
edifici, ai programmi, ai testi, ai corsi, alla valorizzazione dei docenti.
Piano di riqualificazione e risparmio energetico di tutti gli edifici pubblici
e privati. Piano di consolidamento degli edifici sotto il profilo sismico.
Piano di ingegnerizzazione ed infrastruttura per internet sia via cavo che WIFI
libero per tutti. Mi sono limitato solo ad alcuni settori tralasciando per
esempio il turismo e l’arte che sono un altro immenso settore di lavoro
potenziale, solo per dire che la “mancanza di lavoro” è una pura illazione se
solo ci fosse una classe dirigente che non ragionasse con le mutande sopra gli
occhi del profitto facile e mentalmente drogati di neoliberismo con visione
solo dell’oggi.
Se solo si capisse che i signori che odiano il
protezionismo sono i primi ad aver creato dei monopoli monetari, energetici,
alimentari,ecc super potetti, si invertirebbe subito la tendenza. La strada è
lunga tortuosa perché siamo stati drogati di neoliberismo da oltre venti anni
dove ci hanno raccontato una storia distorta per farci credere che i buoni
erano cattivi e che i cattivi erano
buoni e questo è il risultato, “spogliati di ogni
ricchezza”. La disintossicazione è lunga e difficile e spesso fallimentare.
L’euro è stata l’ultima droga in ordine di tempo che ci hanno somministrato per
distruggere la “nazione” e ridurci solo a un “paese” (come un altro). Certo si
potrebbero rinegoziare i trattati di Lisbona, Maastricht, il MES, nonché il
funzionamento della stessa BCE, ma è più facile che “Israele faccia pace con la
Palestina” che questa macchina da guerra civile dell’Europa cambi!!! (e gli
hanno dato pure il Nobel).
Restare nell’euro equivale a suicidarsi.
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