articolo segnalato da Emanuele M5S MESTRINO
Secondo quanto riportato dalla Reuters, il Ministro
Saccomanni avrebbe espresso la volontà da parte dell'esecutivo di ridurre
ulteriormente i limiti di utilizzo del contante.
Nell'agenzia si legge:
Il governo intende ridurre la soglia massima di pagamento in contanti,
attualmente posta a 1.000 euro."Questo è un punto su cui l'Italia resta
indietro ed è un punto su cui vogliamo intervenire", ha detto il ministro
dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, durante un'audizione in Parlamento sulla
legge di Stabilità.
Di seguito vi propongo alcune riflessioni, in parte già ospitate su numerosi
articoli presenti sul blog.
Nella vita comune, l'utilizzo del denaro contante è una delle cose più
normali che esista. La possibilità di utilizzare denaro contante per compensare
transazioni commerciali, costituisce elemento di libertà di ogni essere
umano, oltre che motore di sviluppo alla crescita economica e al benessere
collettivo.
Quotidianamente, avvengono milioni e milioni di transazioni che hanno come
contropartita l'utilizzo del denaro contante, senza il quale, con ogni
probabilità, parte di queste non avverrebbero mai, o avverrebbero in maniera
sensibilmente ridotta.
L'utilizzo del denaro contante è semplice, è pratico, è efficace, è veloce e
non è costoso.
Questo, unito alla possibilità di utilizzare anche altre forme di pagamento che
il progresso tecnologico ha reso disponibili, contribuisce ad elevare il grado
di efficienza della società e delle pratiche commerciali le quali, a seconda
dei casi, richiedono strumenti di pagamento più o meno consoni a talune
tipologie di spese.
Ridurre o eliminare del tutto l'utilizzo del denaro contante nelle pratiche
commerciali, implicherebbe che chi ha uno stipendio, ad esempio, dovrà
riceverlo obbligatoriamente in banca. Così come ogni sostanza contante di cui
si dispone, dovrà essere depositata in banca, e da lì spesa attraverso la
moneta elettronica.
Di colpo, grazie ad un atto normativo, il cittadino verrebbe privato oltre che
di questa forma di libertà (cioè quella di utilizzare il contante), anche
dell'unica forma di dissenso a sua disposizione nei confronti del sistema
bancario. Per contro, le banche verrebbero graziate in quello che per loro
costituisce il vero e proprio incubo: la corsa agli sportelli.
A quel punto, essendo il denaro smaterializzato e sostituito con un algoritmo
astratto e intangibile, ne deriva che se non esiste moneta contante da
scambiare e da prelevare, viene meno anche il pericolo che la popolazione possa
chiedere la restituzione di ciò che non esiste. E' evidente, e le banche
festeggiano. Nel corso dei secoli, la necessità degli stati e quindi della
politica, di contare sempre più sull'appoggio del sistema bancario per il
finanziamento degli abusi di spesa della macchina statale e dei privilegi
di politici (spesso corrotti ed incapaci), ha favorito l'instaurarsi di
una connivenza simbiotica tra la politica e il sistema bancario.
Ciò per reciproca convenienza: quella della politica di poter
contare sui favori dei banchieri; e quella di quest'ultimi, di poter godere di
un quadro normativo di favore per incrementare i propri affari e,
in caso di dissesti, contare sull'interventismo statale.
Il denaro, per il sistema bancario, è elemento sul quale fonda i propri affari:
in buona sostanza è la merce da vendere. Avere il controllo e la gestione
di tutto il denaro, per la banca, è un moltiplicatore del proprio business e
quindi di redditività.
In un sistema basato sulla riserva frazionaria quale è il nostro, accade che i
1000,00 euro che vengono depositati in banca, possono diventare (per il
sistema bancario) fino a 100.000, ossia cento volte tanto. E ciò è possibile
per l'effetto moltiplicativo dei depositi. Siccome sulle somme depositate
la banca è tenuta ad accantonare solo l'1% del deposito (nel nostro caso 10
euro, l'1% di 1000) per far fronte ad eventuali esigenze di cassa e richieste
di rimborso delle sostanze depositate, ne consegue che le altre 990 possono
essere immesse nuovamente nel sistema, mediante la concessione di
prestiti. A questo punto i 990 euro concessi in prestito, vengono nuovamente
depositati sul sistema bancario e la banca, dopo aver provveduto ad accantonare
un altro 1% (9.90 euro in questa seconda fase) della somma depositata, avrà
nuovamente a disposizione 980.10 da poter concedere di nuovo in
prestito, e così via fino a che non si sarà esaurito l'effetto moltiplicatore
sul deposito iniziale. Ossia fino a quando non si sarà prodotta moneta virtuale
per 100.000 euro a fronte dei 1000 euro di deposito reale iniziale. In
sostanza, per ogni mille euro di deposito, la banca potrà moltiplicare fino a
100.000 euro la materia oggetto dei propri affari: il denaro.
Sulla massa di prestiti concessi, in questo caso 99.000 euro, la banca
trae un enorme profitto applicando un tasso di interesse che chi ha usufruito
del prestito dovrà rimborsare a determinate scadenze, unitamente al capitale
preso in prestito. Alla luce del ragionamento appena esposto, risulta del
tutto agevole comprendere l'interesse da parte del sistema bancario affinché si
giunga alla completa eliminazione della denaro contante. Tanto meno sarà il
contante in circolazione, tanto più elevata sarà la possibilità riservata alle
banche di incrementare il proprio giro d'affari e aumentare a la redditività
prodotta, che si traduce in bonus milionari pagati ai super manager.
Il sistema bancario così deterrebbe in deposito la maggior parte della
ricchezza del paese. Deterrebbe in custodia i vostri investimenti in titoli,
azioni, obbligazioni, i preziosi custoditi in cassette di sicurezza, e ora
anche il denaro che, obbligatoriamente, deve essere depositato sul conto
corrente.
Siccome le pretese impositive dello Stato si fondano su imponibili di cui lo
Stato stesso ne dovrebbe conoscere le dimensioni e la collocazione, se ne
deriva che lo Stato non potrebbe tassare ciò che non conosce, come ad esempio
il denaro contante che voi custodite a casa. Almeno fino a questo momento.
Il pericolo è proprio quello di essere obbligati, tramite un provvedimento di
legge, a privarsi dell'utilizzo del contante, per rendere la macchina
coercitiva del fisco ancora più efficiente, funzionale, perfetta e micidiale.
Tra qualche giorno, le banche italiane dovranno trasmettere all'anagrafe
tributaria tutte le movimentazioni dei nostri conti correnti.
Lo stato, con un semplice click, potrà conoscere in tempo reale ogni vostra
ricchezza: sia la sua collocazione, che la sua dimensione complessiva.
Ricchezza incrementata, ovviamente, dai depositi di denaro contante che, oltre
a far aumentare la base imponibile da colpire con un'eventuale imposizione
patrimoniale, offre allo Stato la garanzia del buon esito della sua pretesa
tributaria.
Quindi, in questo caso, avrebbe a sua completa disposizione ogni forma di
ricchezza, e potrebbe tassare, confiscare ed espropriare, ogni importo a suo
piacimento, desiderio e necessità, sia per salvare chi tale ricchezza la
detiene in deposito (le banche), sia per salvare se stesso e i privilegi del
manipolo di gerarchi da un'eventuale bancarotta.
Anzi, questo pericolo è quantomai reale e percepibile al punto che buona parte
della nomenclatura politica del paese non nasconde affatto il desiderio di
applicare un'imposta patrimoniale.
Volete un esempio su cosa potrebbe fare lo stato con il vostro patrimonio?
Bene, basta prendere ad esempio Cipro. La cosa più semplice da fare è proprio
quella di aggredire il deposito sui conti correnti. Sono sostanze disponibili e
quindi per definizione idonee ad essere immediatamente trasferite, dal conto
corrente alle casse dello stato. E poi se lo Stato è fortunato e a voi vi dice
male, sul conto corrente potrebbe anche trovare un saldo particolarmente
elevato derivante dal mutuo che la vostra banca, magari, vi ha accreditato
qualche giorno prima per comprare la vostra casa o finanziare la vostra
attività. Quindi un "extragettito" per lo Stato, una maggiore rapina
per voi, su dei patrimoni a debito che dovrete rimborsare alla banca.
La cosa vi sorprende? Nel 1992, con la patrimoniale di Amato, è accaduto
proprio questo. Aziende e famiglie di sono viste confiscare ricchezza su delle
somme derivanti da un finanziamento concesso dalla banca e temporaneamente
depositato sul conto corrente bancario. Vi sembra giusto?
Volete un altro esempio? Eccovi serviti. Parte della politica, ad esempio, come
dicevamo, non nasconde affatto l'idea che sarebbe favorevole ad un'imposta
patrimoniale sui grandi patrimoni. A parte il fatto che non si forniscono
chiarimenti su cosa debba intendersi per patrimonio, ossia se si dovranno
considerare beni immobili, mobili, investimenti, aziende ecc., il sospetto è
che, quando si accorgeranno che il gettito derivante da un'imposizione
patrimoniale sarà molto ridotto, probabilmente, abbasseranno di molto il
livello di patrimonio dal quale far scattare l'imposizione al fine di aumentare
la base imponibile.
Solo per citare un esempio, qualora dovesse essere tassato il patrimonio
immobiliare, non è detto che il contribuente abbia disponibili gli importi per
adempiere all'obbligazione tributaria. Ecco quindi che il fisco potrebbe
aggredire il conto corrente dove si detengono, per obbligo normativo, anche le
risorse indispensabili per il sostentamento dei propri congiunti, lasciando a
pancia vuota tutta la famiglia.
Ma la carrellata di casi e gli aspetti inquietanti di una simile coercizione
della libertà individuale è ancora lunga, fitta, se non interminabile. Si
potrebbe andare avanti per ore, ma non cambierebbe affatto il risultato.
La banca, concludendo, diverrebbe una gigantesca camera di compensazione,
ossia soggetto giuridico al servizio (più di quanto lo sia oggi) dello Stato
per espropriare ricchezza: ossia il presente e il futuro di liberi ed onesti
cittadini. Il perché è chiaro: per rendere solvibile il debitore non c'è via
più semplice che quella di compensare debiti del debitore con i crediti del
creditore. E il gioco è fatto
Paolo Cardenà
Fonte: www.vincitorievinti.com
Link: http://www.vincitorievinti.com/2013/10/ecco-perche-vogliono-eliminare-il.html
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