Il 18 settembre 2013 il mio collega Andrea Colletti scriveva un'interrogazione parlamentare al Ministro dell'economia e delle finanze. Oggetto? La nomina del fratello di Angelino Alfano, Alessandro Alfano, a dirigente di Postecom, società di servizi internet del gruppo Poste Italiane, partecipata al 100% dal Ministero dell'economia e delle finanze.
A quell'interrogazione non hanno mai risposto.
Ieri però è spuntata un'intercettazione nell'ambito dell'inchiesta “Labirinto” che ha scoperto l'ennesima cricca degli appalti a Roma. Nell'intercettazione in questione il presunto capo della cricca, Raffaele Pizza (arrestato due giorni fa), dice ad uno stretto collaboratore di Alfano di aver procurato un lavoro ad Alessandro Alfano in una società controllata da Poste italiane. Stipendio? 160.000 euro all'anno! Mica male. Colletti nel 2013 chiedeva se il curriculum di Alessandro Alfano fosse stato valutato accuratamente. Anche in questo caso abbiamo fatto il nostro dovere e già nel 2013 avevamo capito che c'era del “marcio” in questa vicenda. Questo è un paese fatto al contrario. Se sei un povero cristo finisci in galera per reati minori ma se ti chiami Verdini e vieni condannato per corruzione rischi che Renzi ti faccia padre costituente. Se poi ti chiami Alfano e sei il fratello del Ministro degli interni, vieni assunto senza concorso in Poste italiane e ti porti a casa 160.000 euro all'anno. 160.000 euro, più o meno la cifra che ho restituito fino ad oggi tagliandomi lo stipendio.
A voi le valutazioni.
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