Allora, sto per dirvi una cosa gravissima, di cui anche un po’ mi vergogno: io leggo Repubblica. O meglio, non è che la leggo, la sfoglio. Da buon “politico” ho preso l’abitudine, anche per colpa del mio staff che mi tortura, di passare le prime ore del mattino davanti a giornali, agenzie, blog, siti d'informazione. "Giancà devi sapere sempre tutto di tutti" mi ripetono. E non hanno tutti i torti.
È grazie a questa abitudine che ho potuto constatare come Repubblica riservi trattamenti clamorosamente diversi per casi simili. L'unica discriminante è il partito coinvolto.
Prendiamo il caso firme false ad esempio. Palermo, alcuni esponenti del M5S sono accusati di aver ricopiato le firme per presentare la lista alle comunali del 2012. Non importa se di quella lista non sia stato eletto nessuno. Non importa se le firme erano state davvero raccolte e poi "solamente" ricopiate. La parola d'ordine è massacrare il M5S. Così per due mesi non si parla d'altro. Repubblica gli dedica persino l'inserto Moda. I titoli sembrano tutti annunciare l'apocalisse: "bufera, firmopoli, tutti contro tutti, m5s a pezzi, scontro finale". Sembra davvero la fine del mondo.
Due mesi dopo Palermo scoppia un caso simile a Siracusa. Stavolta però non si parla di firme ricopiate, ma di firme FALSE, inventate, di gente cioè che non aveva mai nemmeno firmato.
Ci troviamo di fronte ad un'ipotesi di reato grazie al quale, non solo vengono eletti 10 consiglieri, ma a cui è legata pure la vittoria del sindaco. Insomma, una cosa un po' più grave (fermo restando che entrambi i reati siano gravi).
Ma la vera differenza tra Palermo e Siracusa è che, stavolta, il partito coinvolto è quello di Renzi: cioè il Pd.
Ora, per farvi capire quanto spazio Repubblica ha dedicato al primo e al secondo caso, ho pensato di prendere lezioni da Bruno Vespa, così ho ricreato il "plastico" delle due notizie. Ho fatto stampare e disporre da una parte gli articoli (e ne manca qualcuno) che Repubblica ha dedicato al caso firme false del M5S, e dall'atra parte tutti (il plurale è narrativo) gli articoli che Repubblica ha dedicato al caso firme false del Pd. Come vedete, con gli articoli sul M5S, si potrebbe ricoprire un campo da calcio, con quelli relativi al Pd invece non si riesce nemmeno incartare un pallone tanta è la sproporzione. Decine e decine di pagine sul M5S, e una (UNA!!) pagina sul Pd.
ATTENZIONE: per chi commenterà "si ma ciò non vi assolve", ribadisco, per l'ennesima volta, che non sto né cercando di sminuire le responsabilità del M5S né mettendo a confronto i reati. Sto solo evidenziando, con tanto di prova fotografica, il diverso trattamento che la "stampa", in questo caso Repubblica, riserva al 5 Stelle.
E mi pare una cosa assolutamente lampante.
Scrivo "stampa" perché Repubblica non è l'unica a soffrire di questa parzialità. Le stesse cose succedono con l'informazione televisiva e con altre testate.
"Ce l'avete sempre con i giornalisti!" Non è vero. Condivido infatti pienamente quello che scrive Marco Lillo sul Fatto di ieri, e cioè che "i buoni giornalisti sono utili alla democrazia". Io stesso sono il primo ad attingere a piene mani dall'ottimo lavoro di inchiesta e di denuncia fatta da tanti "buoni giornalisti". Il caso delle firme false a Siracusa ad esempio, è stato scoperto da Mario Barresi, un giornalista de La Sicilia con cui ho avuto modo spesso di confrontarmi e del quale apprezzo tantissimo il lavoro svolto (al di là delle critiche che mi ha indirizzato qualche giorno fa, dovute, probabilmente, ad un corto circuito).
Il giornalismo buono, dunque, fa bene, ed è utile a tutti.
Il giornalismo cattivo, invece, fa male, alla politica e alla società, ma soprattutto, al giornalismo stesso.
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